Kiev e gli Usa hanno trovato una nuova intesa per l’Accordo sulle terre rare che potrebbe essere firmato giovedì. In gioco ci sono quelle che vengono sommariamente definite come Critical Raw Materials, locuzione a cui si ricorre per elencare le risorse naturali strategiche e gli elementi chimici al centro degli interessi economici mondiali, verosimilmente causa di conflitti armati e controversie tra i governi.
Il British Geological Survey descrive le terre rare come “un gruppo di elementi utilizzati nel maggior numero di prodotti di consumo al mondo” e chiunque possieda e controlli la loro produzione e lavorazione, di fatto eserciterà il potere sulla maggior parte di quei materiali.
Occorre precisare che il riferimento alle “terre rare” è riconducibile principalmente alla concentrazione delle stesse segnatamente ad un territorio localizzato, e non alla presenza sporadica in una determinata area terrestre; in altre parole, tali elementi chimici, che insistono su tutto il pianeta, acquistano un valore solo se presenti in elevate quantità, tali da consentirne un’estrazione economicamente vantaggiosa.
Antecedentemente agli anni ’80 del secolo scorso, detti materiali non erano assunti in debita considerazione nel novero geostrategico internazionale, nonostante fossero introdotti a pieno titolo nei settori petrolchimico, elettronico e militare.
Con l’alzata di testa della Cina e di altri paesi, convenzionalmente estranei all’egemonia occidentale, questi minerali divennero un’importante arma commerciale, che destò le preoccupazioni dell’Occidente, stante l’intensificarsi della competizione contrassegnata da differenze ideologiche, tali risorse vennero classificate tra i pilastri della sicurezza nazionale, portando la Cina, da Agosto 2023, a limitare le esportazioni di minerali critici quali il gallio (Ge) e germanio (Ga) per proteggere gli interessi nazionali, scelta fortemente criticata sia dall’UE che dagli Stati Uniti.
Secondo un rapporto della Commissione Europea, la Cina produce l’80% della fornitura mondiale di questi due materiali, mentre il vecchio continente importa dalla Cina il 27% di gallio e il 17% di germanio.
L’agenzia geologica americana USGS ha stimato che la Cina monopolizza la lavorazione del 90% delle terre rare e del 60% del litio.
Ma quali sono in concreto le terre rare, e come vengono utilizzate?
La IUPAC, Unione Internazionale di Chimica Pura e Applicata, definisce i metalli delle terre rare (REE) come il gruppo costituito dai seguenti 17 elementi chimici nella tavola periodica:
Ittrio (Y) – Scandio (Sc) – Lutezio (Lu) – Itterbio (Yb) – Tulio (Tm) – Erbio (Er) – Olmio (Ho) -Disprosio (Dy) – Terbio (Tb) – Gadolinio (Gd) – Europio (Eu) – Samario (Sm) – Promezio (Pm) – Neodimio (Nd) – Praseodimio (Pr) – Cerio (Ce) – Lantanio (La).
Nel periodo storico interessato dalla Guerra Fredda (1945-1991), la corsa agli armamenti tra Stati Uniti e Unione Sovietica portò a un massiccio incremento della ricerca e dello sviluppo in molti settori, in particolare nell’industria militare e spaziale, tra cui l’esplorazione e l’uso di elementi delle terre rare; gli ingegneri dell’aeronautica militare statunitense svilupparono i magneti in samario-cobalto, materiale che manteneva le sue forti proprietà magnetiche, anche a temperature estreme, rendendo possibile il suo utilizzo nella progettazione di radar più potenti.
I tecnici sovietici utilizzarono lo scandio anche per rendere l’alluminio più resistente e leggero nel caccia multiruolo MiG-29, aumentandone sorprendentemente la manovrabilità.
A livello commerciale e industriale, la ricerca ha prodotto nuovi beni di consumo basati sugli elementi delle terre rare: fu realizzata la batteria al nichel-metallo idruro, che utilizzava lantanio e neodimio, e che poteva essere ricaricata ripetutamente, pur conservando una grande quantità di energia nonostante le sue piccole dimensioni, introdotta nell’elettronica e nelle videocamere negli anni ‘90 ed ampiamente utilizzata nelle auto ibride.
In generale, la maggior parte degli elementi delle terre rare viene utilizzata come catalizzatori, ovvero materiali che accelerano le reazioni chimiche nell’industria automobilistica e petrolchimica, nella produzione di leghe metalliche speciali, vetro ed elettronica ad alte prestazioni.
Questi metalli sono diventati ideali ed essenziali per una vasta gamma di applicazioni elettroniche, importanti industrie militari (il laser ittrio-alluminio-granato viene utilizzato nei telemetri laser e nelle armi guidate), applicazioni high-tech e negli amplificatori e nei microfoni dei telefoni cellulari; litio, nichel, cobalto, manganese e la grafite (non classificati come metalli rari) sono elementi essenziali nella fabbricazione delle batterie delle auto elettriche.
Nella fabbricazione degli smartphone vengono utilizzati sette metalli rari, oltre all’oro e all’argento.
Per produrre un megawatt di energia eolica occorrono 171 chilogrammi di minerali di terre rare, un aereo da caccia americano F-35 ne richiede circa 427 (per una massa complessiva di 22 tonnellate), un sottomarino nucleare statunitense di classe Virginia contiene circa 4,2 tonnellate di metalli rari (il suo peso totale è di circa 7.800 tonnellate).
Questi elementi terrestri, oltre ad altri minerali non rari, sono utilizzati nella fabbricazione di pannelli solari, dispositivi per la visione notturna, apparecchiature di comunicazione e posizionamento, sistemi di difesa aerea e altri dispositivi elettronici difensivi.
Sono anche componenti essenziali per la fabbricazione di leghe estremamente dure utilizzate in carri armati, veicoli blindati, missili, motori a reazione, satelliti, ceramiche e isolamento termico per missili e in prodotti medici come i farmaci antitumorali.
Si stima che entro il 2028 l’uso di terre rare nell’industria manifatturiera raggiungerà il 32% nella produzione di vetro, il 21% nella produzione di catalizzatori e il 17% nella produzione di magneti, mentre gli indicatori indicano un aumento dell’uso di queste terre rare nella produzione di energia pulita, raggiungendo oltre il 40% nel 2040, rispetto al 20% del 2010.
Nel 2024 il mercato globale delle terre rare valeva 12,4 miliardi di dollari, e si prevede che raggiungerà i 37,1 miliardi di dollari entro il 2033.
In una riunione del G7 nell’Aprile 2023, è stato concordato di stanziare 13 miliardi di dollari per finanziare nuovi progetti minerari, mentre la Germania prevede di istituire un fondo simile del valore di 2 miliardi di Euro per contrastare il predominio cinese.
In un momento in cui anche l’Unione Europea fa affidamento al 98% delle terre rare cinesi, la Commissione Europea ha presentato al Parlamento Europeo, nel marzo 2023, il Critical Raw Materials Act , che mira a facilitare il finanziamento e consentire la creazione di nuovi progetti di estrazione e raffinazione di questi materiali e la conclusione di alleanze commerciali, per ridurre la dipendenza del blocco dai fornitori cinesi e minare la leadership cinese.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di voler acquistare la Groenlandia danese, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale come principale motivo dietro la sua spinta espansionistica. Oltre alla sua posizione strategica, gli osservatori hanno anche notato che la Groenlandia è nota per la sua abbondanza di elementi di terre rare.
I dati dell’USGS mostrano che la Groenlandia possiede l’ottava riserva di terre rare più grande al mondo, pari a circa 1,5 milioni di tonnellate.
Trump vuole impossessarsi del 50% delle terre rare dell’Ucraina e il corso degli eventi dimostra che le desidera più di quanto non voglia fermare la guerra con la Russia che dura da tre anni, e che il loro scambio è diventato una condizione fondamentale affinché Kiev ottenga il sostegno di Washington.
Il Ministero della protezione ambientale e delle risorse naturali dell’Ucraina afferma che il paese detiene le più grandi riserve di grafite e litio al mondo, e che le prime rappresentano il 6% del totale mondiale.
L’Ucraina asserisce inoltre di possedere le più grandi riserve di titanio in Europa, che a suo dire sono in grado di soddisfare la domanda di titanio metallico degli Stati Uniti e dell’Unione Europea per 25 anni, oltre che di uranio, e le sue riserve di berillio sono in grado di soddisfare la produzione mondiale per 40 anni.
Tuttavia, le fonti da cui provengono tali dati non sono comprovate, essendo rese su base unilaterale dall’Ucraina, come anche la circostanza che la Russia avrebbe occupato circa la metà dei depositi di terre rare.
Le più grandi società di estrazione di terre rare si trovano in Cina, Australia e Stati Uniti, grazie alle grandi riserve e alla produzione di terre rare di questi paesi; questi tre paesi contribuiscono a oltre il 90% della produzione mondiale di terre rare.
I 10 Paesi con le Riserve Conosciute di Terre Rare
Secondo i dati dell’US Geological Survey, nel 2024 le riserve mondiali di minerali di terre rare ammontavano a circa 90 milioni di tonnellate, così ripartite:
- Cina : 44 milioni di tonnellate
- Brasile : 21 milioni di tonnellate
- India : 6,9 milioni di tonnellate
- Australia : 5,7 milioni di tonnellate
- Russia : 3,8 milioni di tonnellate
- Vietnam : 3,5 milioni di tonnellate
- Stati Uniti : 1,9 milioni di tonnellate
- Groenlandia : 1,5 milioni di tonnellate
- Tanzania : 890 mila tonnellate
- Sud Africa : 860 mila tonnellate
I 10 principali paesi produttori di terre rare al mondo.
Nel 2024, la produzione mineraria della Cina ha raggiunto circa 270.000 tonnellate di terre rare e la Cina è con ampio margine il più grande produttore di terre rare al mondo, seguita dagli Stati Uniti con 45.000 tonnellate, il secondo produttore di terre rare al mondo, secondo i dati dell’US Geological Survey.
E mentre le maggiori potenze mondiali sono impegnate in una lotta per le fonti energetiche di base rappresentate dai combustibili fossili (petrolio, gas e carbone), che rivestono precipua importanza nell’industria e nella produzione di energia elettrica ed energetica, è sempre più aperto ed aspro lo scontro che va profilandosi per le terre rare, divenute ormai elementi essenziali, insurrogabili ed indispensabili nelle attuali e future industrie delle tecnologie di precisione e nella transizione, verso quella che viene definita green economy.
Giovanni Stefanelli