Giulia Bucelli

Regno Unito, Italia e Albania: unite per combattere l’immigrazione illegale

Regno Unito, Italia e Albania: unite per combattere l’immigrazione illegale

Regno Unito e Italia, i patti per gestire la questione migranti

Le ultime proposte di Regno Unito e Italia per gestire il problema dei migranti hanno fatto discutere e sono state bocciate nelle sedi giudiziarie.

Mettiamo ordine tra quanto è successo negli ultimi due mesi.

Qui Italia: il patto con l’Albania per la gestione dei migranti irregolari

Abbiamo già parlato degli “inciuci” estivi nella Terra delle Aquile tra la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il premier albanese Edi Rama, al seguito dei quali è nata un’intesa sulla costruzione di centri di detenzione per migranti sulla costa settentrionale dell’Albania.

Un’intesa alla quale l’Alta Corte albanese ha risposto con un deciso no, sospendendo le procedure parlamentari per dare il via libera all’accordo dei due premier, previsto per il 14 dicembre.

L’Italia, comunque, non si dà per vinta: ha una seconda occasione, che si concretizzerà nella prossima seduta dell’Alta Corte, il 18 gennaio 2024.

La risposta della politica italiana non lascia trasparire preoccupazione. Così il Ministro degli Esteri Tajani: “Credo che sia una questione di tipo giuridico che si risolverà in tempi abbastanza rapidi, però non tocca a noi commentare le decisioni della Corte di un Paese candidato a far parte dell’Unione europea“.

Accordo tra l'Albania di Edi Rama e l'Italia di Giorgia Meloni

Qui Regno Unito: il Rwanda Safety Bill bis

Nel Regno Unito, l’idea di mandare i migranti in esubero in Ruanda ha scongiurato per un pelo la crisi del governo di Rishi Sunak. Il 12 dicembre, infatti, il Parlamento di Westminster ha approvato il disegno di legge noto come Rwanda Safety Bill, con 313 sì e 279 no.
La votazione ha portato alla luce divisioni importanti all’interno del partito conservatore dei Tories: alcune fazioni richiedono il rafforzamento del disegno di legge, altre insistono sul suo mantenimento senza modifiche.

Un primo piano di deportazione a pagamento dei migranti in Ruanda era stato già proposto nell’aprile 2022 dal governo di Boris Johnson. Il primo accordo tra Londra e Kigali fu firmato il 13 aprile 2022 e avrebbe dovuto permettere al Regno Unito di trasferire nel Paese africano i richiedenti asilo le cui domande dovevano ancora essere esaminate.
In cambio della sua disponibilità ad accogliere i migranti in attesa di giudizio il Paese africano avrebbe ricevuto oltre 140 milioni di euro all’anno.  L’accordo è stato poi bocciato dalla Corte Suprema britannica a novembre di quest’anno. Il motivo: il Ruanda non sarebbe un paese sicuro.
Nonostante le modifiche al disegno di legge, il percorso futuro del piano è incerto, con ulteriori sfide previste in gennaio e nella Camera dei Lord. Inoltre, vi sono preoccupazioni riguardo alla sua efficacia nel gestire l’immigrazione illegale e alle possibili violazioni dei diritti umani.

Insomma: la strada appare decisamente in salita. Soprattutto dal momento che, lo scorso 15 dicembre, la Corte Suprema inglese ha confermato la sentenza di illegalità della proposta emessa da  un tribunale di grado inferiore.

Un asse Italia-Albania-Regno Unito

Il trait d’union tra Italia e Regno Unito è stata la festa di Atreju, organizzata da Fratelli d’Italia, alla quale ha partecipato anche il premier inglese: un’occasione pubblica per ribadire la condivisione di una linea comune riguardo l’immigrazione, e in particolare sulla cosiddetta immigrazione illegale.
Poi, a sancire l’esistenza di una comunanza di intenti più ampia, il 16 dicembre i premier di Italia, Albania e Regno Unito si sono incontrati a Palazzo Chigi per discutere proprio di immigrazione.

Non solo Italia, Albania e Regno Unito: l'Europa ha ratificato il nuovo Patto su Migrazione e Asilo

Immigrazione, le tendenze in Europa

Il 20 dicembre in Francia è stata approvata la nuova legge sull’immigrazione, giudicata da una parte della maggioranza troppo in linea con il pensiero dell’estrema destra del Rassemblement National di Marine Le Pen.
Anche oltralpe la questione migranti ha rischiato seriamente di causare una crisi di governo, scongiurata per un soffio. La legge, comunque, è passata all’Assemblea Nazionale con 349 voti favorevoli e 186 contrari.

Prevede che tutti gli immigrati stranieri regolari ma privi di un impiego debbano provare di essere residenti in Francia da almeno 5 anni, o di avere lavorato per almeno 30 mesi, per usufruire di aiuti familiari e degli Apl (aiuti personalizzati all’alloggio). Le nuove disposizioni rendono più complicati i raggruppamenti familiari e ridimensionano l’aiuto medico di Stato.

A porre la proverbiale ciliegina sulla torta, è un altro traguardo raggiunto il 20 dicembre: la ratifica di un nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo nell’Unione Europea. Un patto che prevede la ripartizione delle responsabilità e dei costi legati all’immigrazione tra tutti i Paesi dell’Unione, limitando il numero di migranti e facilitando le espulsioni.

Per l’immigrazione la ricetta è quella della destra

Sulla questione migranti l’Europa si sta muovendo verso posizioni di destra, scegliendo di optare per deterrenza ed esclusione anziché pensare alla sicurezza e ai diritti umani dei migranti. D’altra parte, la nostra premier ha definito la deterrenza “la più straordinaria forma di diplomazia“.

La strategia comune europea per limitare la migrazione è ora la seguente: prevenire il problema per quanto possibile, scoraggiando le partenze. E, quando è ormai troppo tardi per agire, convogliare altrove i migranti indesiderati scaricando la patata bollente su altri Paesi, a fronte di un lauto pagamento.

Per alcuni Paesi, come l’Ungheria, il nuovo Patto europeo sulla Migrazione e l’Asilo è troppo permissivo. Come ha detto il Ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, il suo Paese “respinge con forza questo patto sui migranti. Non lasceremo entrare nessuno contro la nostra volontà“.

Per i migranti del 2024 si preannuncia un futuro sempre più nero.

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