Liberi i 7 migranti detenuti per 24 ore in Albania. Luciana Sangiovanni: “Il diritto UE prevale sulla legge nazionale”

Liberi i 7 migranti detenuti per 24 ore in Albania. Luciana Sangiovanni: “Il diritto UE prevale sulla legge nazionale”

La storia si ripete. Sono stati liberati dopo poco più di 24 ore i 7 migranti egiziani e bangladesi condotti lunedì nei centri italiani per migranti in Albania dalla nave Libra. Otto, in principio, i reclusi: uno era stato dichiarato “vulnerabile” ed era stato portato subito in Italia.

Per gli altri 7, la sezione immigrazione del tribunale di Roma ha rinviato invece alla Corte di Giustizia europea la convalida del loro trattenimento. Liberati, sono stati accolti nella mattina del 12 novembre presso il Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Brindisi. 

Già il 18 ottobre il tribunale di Roma aveva deciso di non convalidare il trattenimento dei primi 12 migranti reclusi nel Cpr di Gjader, anche loro provenienti da Egitto e Bangladesh. Il motivo? Il 4 ottobre (poco prima dell’apertura dei centri albanesi) la Corte di giustizia europea aveva specificato che la sicurezza di un Paese deve essere “generale e uniforme” e non si deve mai verificare il ricorso alla tortura, alla persecuzione o a pene e trattamente inumani. Non sarebbero riconducibili a questa definizione, allora, né il Bangladesh né l’Egitto. Come spiega l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), le persone di quei paesi non possono allora ricorrere alla cosiddetta “procedura accelerata” di chi proviene dai paesi “sicuri” e che prevede garanzie ridotte e tempi brevi di analisi della domanda. Chi viene da un paese non sicuro deve ricorrere alla procedura ordinaria in Italia.

Tre giorni dopo, il governo ha varato il decreto-legge 158/2024 con cui i paesi considerati sicuri sono stati ridotti da 22 a 19, escludendo Camerun, Nigeria e Colombia, ma confermando nella lista il Bangladesh e l’Egitto. Secondo il decreto, un paese è da considerarsi sicuro in ogni sua area, anche se non per tutti i suoi cittadini. «Paradossalmente si potrebbe dire che la Germania sotto il regime nazista era un paese estremamente sicuro per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca» ha commentato il tribunale di Bologna. «Fatti salvi gli ebrei, gli omosessuali, gli oppositori politici, le persone di etnia rom ed altri gruppi minoritari, oltre 60 milioni di tedeschi vantavano una condizione di sicurezza invidiabile. Lo stesso può dirsi dell’Italia sotto il regime fascista». 

Il tribunale di Bologna ha spiegato che la funzione del sistema di protezione internazionale è sempre rivolto alle minoranze, poiché «la persecuzione è sempre esercitata da una maggioranza contro alcune minoranze, a volte molto ridotte».

Luciana Sangiovanni, presidente della sezione immigrazione del tribunale di Roma ha inoltre spiegato che «i criteri per la designazione di uno Stato come Paese di origine sicuro sono stabiliti dal diritto dell’Unione europea». E ha aggiunto: «Il giudice ha il dovere di verificare sempre in concreto la corretta applicazione del diritto dell’Unione che, notoriamente, prevale sulla legge nazionale ove con esso compatibile, come previsto anche dalla Costituzione italiana».

Eppure, secondo il vicepremier Matteo Salvini si tratterebbe di un’altra sentenza politica, “contro gli italiani e la loro sicurezza”, mentre secondo il ministro degli Esteri Tajani “ci sono alcuni magistrati che stanno cercando di imporre la loro linea al governo”

Sulla vicenda si è pronunciato anche il miliardario sudafricano Elon Musk. Proprietario di X, Tesla e Space X, sostenitore del neoeletto presidente degli USA Donald Trump e difensore di Matteo Salvini nel processo Open Arms, Musk ha commentato che i giudici italiani “se ne devono andare”. Angelo Bonelli (AVS) ha condannato le parole di Musk, aggiungendo: «Mi aspetto la condanna da parte della premier italiana delle gravissime parole di Elon Musk a difesa della nostra costituzione e magistratura».

Un altro nodo è quello dei costi: si stima che il costo totale del protocollo tra i due paesi sia di più di 500 milioni di euro per cinque anni, senza contare i soldi spesi per i viaggi della nave Libra. Il primo trasferimento di migranti è arrivato a costare, nel complesso, più di 300 mila euro. A questo si aggiungono i 9 milioni di euro stanziati per un solo anno per l’alloggio in un resort dei 300 agenti che si trovano in Albania, mentre la polizia penitenziaria denuncia condizioni di vita degradanti. 

Ma per sapere se la costosissima operazione avrà futuro bisognerà attendere il luglio 2025, quando la Corte di giustizia europea si pronuncerà in merito. Sicuramente, la pronuncia farà scuola anche per quei paesi europei che hanno espresso interesse per l’intesa Rama-Meloni.

 

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