L’augurio della redazione. A chi combatte, non solo in guerra ma per la sopravvivenza

L’augurio della redazione. A chi combatte, non solo in guerra ma per la sopravvivenza

auguri

«Molti ucraini celebreranno il Natale a lume di candela, ma non ci sarà nulla di romantico. Anche se non c’è elettricità, la luce della nostra fiducia in noi stessi non si spegnerà». Queste parole sono state pronunciate dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky di fronte al congresso statunitense riunito in seduta plenaria proprio per accoglierlo mercoledì scorso.

La visita della delegazione ucraina è stata fortemente caldeggiata dal presidente Joe Biden per ribadire a livello internazionale il sostegno all’Ucraina «costi quel che costi» e «fino alla vittoria» e per tentare di compattare il fronte interno in vista del cambiamento degli equilibri politici a Washington. Da gennaio, infatti, la camera passerà sotto il controllo dei Repubblicani e il futuro speaker designato dai conservatori, Kevin McCarthy, ha già dichiarato che «gli Usa sosterranno l’Ucraina ma non hanno firmato alcun assegno in bianco a Kiev». Tuttavia, Joe Biden sta caratterizzando in maniera decisa la propria presidenza in senso interventista al fine di riaffermare la supremazia americana nello scacchiere internazionale e l’Ucraina è diventata il terreno privilegiato di questo cambio di rotta rispetto alla parentesi trumpiana. L’altro è Taiwan, ma al momento la sfida con la Cina è soltanto diplomatica.

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Dal lato ucraino, invece, per il presidente Zelensky questo invito è senz’altro una fonte di grande prestigio di fronte ai suoi e un successo dal punto di vista strategico in quanto è riuscito a ottenere finalmente il consenso americano alla fornitura del sistema anti-missilistico «Patriot». Ma è importante sottolineare che dopo 10 mesi di guerra e con l’arrivo dell’inverno la guerra non è giunta affatto al «congelamento dei fronti» che alcuni analisti internazionali prospettavano. Al contrario, le forze russe continuano a bombardare senza sosta nel sud, in particolare nella zona di Kherson, e nell’est, tra Bakhmut e Soledar. Mosca vuole impedire all’esercito ucraino di muoversi dalle postazioni difensive e di preparare eventuali nuove controffensive. Kiev, dal canto suo, vuole evitare che le truppe russe si riorganizzino e riescano a effettuare le rotazioni necessarie soprattutto in virtù dell’ipotesi sempre più accreditata di un nuovo tentativo di avanzata in primavera.

In questo contesto drammatico siamo a due giorni da Natale e quest’anno per i civili che vivono lungo le zone del fronte, sia nelle città sia nei villaggi di campagna, sarà un Natale di sangue. Un periodo nel quale ancora una volta a pagare il prezzo più alto saranno coloro i quali non combattono. Nonostante il sostegno americano e della Nato e nonostante i proclami di Zelensky e del suo governo che ribadiscono senza sosta che l’Ucraina non si arrenderà.

Durante questi mesi ci è capitato più volte, come in parte abbiamo raccontato anche su Atlas o sul nostro sito, di incontrare famiglie con bambini piccoli, anziani o disabili costretti a vivere nei garage, nelle stazioni della metro, nei sotterranei di fabbriche o di ospedali. Queste persone che da mesi scontano sulla propria pelle gli effetti dell’invasione russa sicuramente non partecipano all’ottimismo dell’amministrazione di Kiev. È difficile in un momento del genere soffermarsi sul fatto che anche soffrire in un periodo che è generalmente considerato di serenità e di vicinanza con i propri affetti in realtà una rinuncia necessaria per raggiungere la vittoria. D’altronde sappiamo, perché ce lo dicono quotidianamente i resoconti che arrivano dai fronti aperti, che il contesto nel quale sono costretti a vivere i civili peggiora progressivamente e in maniera sempre più drammatica.

In questo momento il nostro pensiero va a tutte quelle persone che soffrono a causa della guerra iniziata da Putin e di tutte le guerre del mondo; a chi scappa e a chi perde tutto a causa di queste guerre. E la consapevolezza più drammatica è che in Ucraina, come altrove, non si intravede alcuna via alla pace. Perciò l’augurio della nostra redazione va a tutte quelle persone che nonostante tutto stanno continuando a vivere. A coloro i quali nonostante la guerra, nonostante i proclami del presidente Zelensky, nonostante gli Stati Uniti e, soprattutto, nonostante le bombe russe si sono aggrappati alla vita e cercano di continuare sperando che presto verranno tempi migliori.

Buon Natale anche a tutti voi che ci avete ascoltato e supportato in questi primi mesi di vita del nostro progetto.

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