La povertà, un’epidemia (anche) italiana

La povertà, un’epidemia (anche) italiana

In base all’ultimo Rapporto Statistico della Caritas, relativo all’anno corrente, la povertà in Italia “può dirsi un fenomeno strutturale”.

Povertà, in Italia uno su dieci è in povertà assoluta

Diamo un’occhiata ai dati ISTAT del 2022, resi noti lo scorso 25 ottobre. Dei residenti in Italia, uno su dieci vive in condizioni di povertà assoluta. Solo 15 anni fa, solo il 3% della popolazione viveva in analoghe condizioni.

In totale, il numero dei poveri in Italia si aggira intorno ai 5 milioni e mezzo (15 anni fa erano 1,8 milioni).

Povertà, le cause scatenanti

Nel 2022 la crescita del Pil italiano ha rallentato rispetto al 2021, passando da un +7% a un +3,7%.
A una situazione già precaria sul piano economico si sono aggiunte sia la pandemia da Covid-19 che lo scoppio della guerra in Ucraina. Quest’ultima ha determinato il rialzo del prezzo dell’energia, facendo aumentare l’inflazione.
Inflazione che non raggiunge questi livelli dal 1985, e che è percepita soprattutto dai cittadini più poveri.

Gli effetti dell’inflazione si vedono nel carrello della spesa. Le fasce meno abbienti della popolazione patiscono un incremento dei prezzi del 17,9%, mentre le fasce più ricche si fermano a un aumento del 9,9%. La disparità tra ricchi e poveri è in costante aumento.

Qui Caritas

Lo scorso anno, la Caritas è stata in grado di supportare 255.957 persone: un numero cresciuto del 12,5% rispetto al 2021. Bisogna considerare, però, che il totale include gli ucraini accolti e aiutati nel nostro Paese: 21.930 nel 2022.
L’identikit tipo del povero, stando ai dati Caritas è il seguente: straniero, donna, di mezza età, con un basso livello di scolarizzazione.Complessivamente, la percentuale di stranieri aiutati dalla Caritas ammonta al 59,6% (fino al 68,6% nelle regioni del Nord-Ovest).

Non si tratta solo di nuovi poveri: circa il 30% degli assistiti è seguito già da 5 anni. I senzatetto sono 27.877, il 16,9% del totale: un dato in crescita rispetto al 2021. Per quanto riguarda il genere, la maggior parte dei richiedenti aiuto è di sesso femminile (52,1%), di età media sui 46 anni.

Spesso, il livello di scolarizzazione è basso: la maggior parte dei richiedenti è in possesso della sola licenza media (44%) o di quella elementare (16,2%).

Come si evolve la povertà

La povertà, però, si fa più trasversale e inizia a riguardare anche i laureati. Il fattore decisivo è sempre più il lavoro, che si precarizza sempre di più oppure non si trova affatto. Se la quota maggiore di coloro che si rivolgono alla Caritas è composta da disoccupati (48%), altri sono impiegati ma con lavori sottopagati (22,8%). Gli ambiti in cui si è bisognosi sono molteplici: la casa e/o il lavoro, la disponibilità economica, i problemi di salute e quelli familiari.

Categorie di povertà

In base agli aiuti dati, la Caritas ha individuato cinque cluster di bisognosi:

1. I vulnerabili soli. Uomini tra i 35 e i 60 anni, celibi o divorziati. Problemi di dipendenze (uno su 10). Mediamente, chiedono aiuto più degli altri.

2. Le famiglie povere. Donne adulte, nella maggior parte dei casi sposate, con figli spesso minorenni. Fanno parte di nuclei familiari che includono dalle 2 alle 4 persone. Problemi economici.

3. I giovani stranieri in transito. Uomini giovani sui 25 anni, per la maggior parte celibi. Spesso senza fissa dimora e studenti. Non necessariamente soli.

4. I genitori fragili. Genitori, donne tra i 35 e i 60 anni, spesso con minori a carico. In questo cluster sono molti gli individui di nazionalità italiana. Problemi legati al disagio occupazionale.

5. I poveri soli. Uomini, di età compresa tra i 35 e i 65 anni. Celibi, vivono soli e quasi sempre non hanno figli. Vivono soprattutto nel Nord-Ovest del Paese e nelle grandi città.

Roma, la città delle diseguaglianze socio-economiche

Se c’è un luogo nel quale le disuguaglianze si mostrano in tutta la loro evidenza, quel luogo è proprio la Capitale d’Italia.

Così scrive il Rapporto della Povertà Caritas, intitolato in modo inequivocabile Le città parallele: “La città reale e quella virtuale. La prima è quella che per certi aspetti, si pensi alla mancanza di case dignitose e alle migliaia di persone senza dimora e in precarie condizioni abitative, più si avvicina, purtroppo, a quella di 50 anni fa. La seconda è quella che in termine di benessere economico, in base agli indicatori dell’Istat, vede classificata Roma, solo dopo Milano e Bologna”.

Questo segnale di allarme riguarda non solo Roma, ma tutte le grandi città. Nelle quali è più facile restare da soli. Nelle quali, in mezzo al chiasso, è più facile che un grido di aiuto resti inascoltato.

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