Elezioni in Sardegna, Alessandra Todde è il primo presidente donna

Elezioni in Sardegna, Alessandra Todde è il primo presidente donna

Elezioni in Sardegna, Alessandra Todde è la nuova Presidente di Regione

Alle elezioni in Sardegna ha vinto Alessandra Todde, sostenuta dalla coalizione di centrosinistra, con il 45,3% dei voti, battendo il contendente del centrodestra: il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu

Ecco cosa aspettarci dalla neo-presidente della Regione Sardegna.

Elezioni in Sardegna: una vittoria risicata quanto storica

La candidata dei 5 stelle e del Pd si aggiudica la sfida con uno scarto di soli 3.000 voti, pari allo 0,3% di voti in più rispetto a Truzzu. Nella serata di ieri è stato un duello all’ultimo voto con Truzzu, in svantaggio di una manciata di voti. Malgrado il testa a testa, già lunedì aveva ricevuto i complimenti per la vittoria da parte di un altro contendente: l’ex presidente Renato Soru. Fuori da tutti giochi la candidata sardista Lucia Chessa (Rossomori), che ha ricevuto solo l’1% dei voti.

Mancano ancora all’appello 22 sezioni su 1844, i cui risultati saranno definitivi entro 15 giorni per colpa di ritardi nel trasferimento dei dati di voto dai comuni alla Regione.
La vittoria di Todde, quindi, non è ancora ufficiale sebbene lei si sia autoproclamata vincitrice e i giornali le abbiano già attribuito la vittoria elettorale. Il fatto, comunque, è notevole: come ha ricordato anche David Parenzo, era dal 2015 che il centrosinistra non sottraeva una regione italiana al centrodestra.

Elezioni in Sardegna, chi è Alessandra Todde?

Todde, 55 anni, è originaria di Nuoro. Sostenuta dalla coalizione di centrosinistra, è Deputata alla Camera con il Movimento 5 Stelle. Fa parte della schiera dei cosiddetti “cervelli in fuga”: è emigrata dall’Ichnusa a 17 anni per studiare nel “continente”, e per la precisione, all’Università di Pisa. Ritorna in Italia nel 2018 dopo aver vissuto in diversi paesi d’Europa e per un periodo negli Stati Uniti.

Ha conseguito due lauree: in Ingegneria informatica e in Scienze dell’informazione. Ha lavorato in questi ambiti finché non ha intrapreso la sua avventura in politica. Ricevendo, nel 2018, una nomination tra le 50 italiane più influenti in ambito tecnologico (le Inspiring Fifty).

Questo, invece, il suo percorso politico: deputata e vicepresidente del Movimento 5 Stelle, è stata sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo economico nel secondo governo Conte (2019-2021), e successivamente viceministra dello stesso ministero nel governo Draghi (fino a ottobre del 2022). A dicembre 2022 ha fatto il suo debutto alla Camera.

Si avvia ad essere la prima donna presidente della Regione Sardegna.

La prima conferenza stampa post-elettorale di Alessandra Todde

Nel corso della sua prima conferenza stampa da neopresidente, Todde ha annunciato che andrà in Abruzzo a fare campagna elettorale con il PD, per ripagare il partito della “generosità” che le ha dimostrato. Per Todde, l’alleanza tra PD e Movimento 5 stelle è “l’unica strada percorribile”.  

Sulle urgenze da gestire in Consiglio Regionale: “Parliamo della sanità, dell’assalto eolico all’isola e dei giovani che emigrano e che non hanno opportunità“. Todde ha chiarito le sue motivazioni come personaggio politico, precisando il fatto di “non vivere di questo lavoro” e che è impegnata in politica unicamente per amore della sua terra.

Ha aperto alla possibilità di collaborare con Soru, ma ha giudicato “intollerabile” il fatto che la campagna elettorale sia stata condotta ricorrendo anche alla diffamazione. E ha concluso, sul suo essere la prima donna presidente della storia della Regione: “Dopo 75 anni siamo riusciti a rompere questo tetto di cristallo“.

Cosa possiamo aspettarci dalla neoeletta presidente della Regione Sardegna?

Il programma elettorale di Todde si può riassumere in 10 punti:

  1. Sanità e salute: priorità alla ristrutturazione del sistema sanitario regionale, ottimizzando risorse e digitalizzando i servizi, con un focus sull’integrazione ospedale-territorio e sulla valorizzazione del personale sanitario.

  2. Politiche sociali: potenziamento del supporto domiciliare, promozione di cohousing e assistenza familiare, e sostegno al terzo settore e al volontariato.

  3. Lavoro: attrazione di talenti e inversione dell’emigrazione attraverso l’innovazione e l’alta formazione, con una riforma del sistema formativo e un focus sull’occupazione di qualità.

  4. Istruzione e cultura: innovazione dell’offerta formativa e sostegno alla cultura e alla lingua sarda (che la neo-eletta presidente conosce e pratica, ndr).

  5. Governo del territorio: introduzione di nuove leggi urbanistiche e paesaggistiche per affrontare le sfide ambientali e abitative, garantendo il diritto all’abitare e promuovendo la sostenibilità.

  6. Ambiente: implementazione di una strategia per la transizione ecologica, con un focus sulla gestione sostenibile delle risorse e sulla protezione della biodiversità.

  7. Trasporti: realizzazione di un sistema di mobilità integrato e sostenibile, con un piano regionale dei trasporti e la promozione della mobilità pubblica elettrica.

  8. Transizione energetica: mirata alla neutralità climatica e all’indipendenza dalle fonti fossili entro il 2040, con azioni per ottimizzare il consumo energetico e promuovere le energie rinnovabili.

  9. Economia: diversificazione economica, sostegno all’agricoltura e all’artigianato locali, e promozione di imprese innovative e sostenibili.

  10. Riforme: riforma dello Statuto sardo per migliorare l’autonomia regionale, trasformazione dell’amministrazione regionale per renderla più efficiente e trasparente, e riforma del rapporto tra Regione e enti locali per valorizzare la partecipazione comunitaria e l’autonomia locale.

 

Le dichiarazioni post-elettorali

Questo il commento post-vittoria della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein su Facebook: “Erano sicuri di vincere, son venuti qui a Cagliari in pompa magna, con premier e vicepremier, e la Sardegna ha risposto. Ha perso Truzzu, ha perso Giorgia Meloni che l’ha imposto con una forzatura, e ha perso pure Matteo Salvini”. Schlein ha poi ammonito: “Cambia il vento“.

Lo sfidante più diretto, Truzzu, ha dichiarato: “Stamattina ho chiamato Alessandra Todde e le ho fatto i complimenti. Le ho detto che ci rivedremo in Consiglio regionale. Abbiamo perso davvero per uno ‘sputo’, circa duemila voti su 750mila sardi che sono andati a votare. La responsabilità della sconfitta è solo mia“.

Si fanno notare per la loro assenza le dichiarazioni di Giorgia Meloni, mentre Matteo Salvini ha parlato ai microfoni di La7, dichiarando di essere “sereno” perché “la Lega ha liste forti in tutte le regioni“. Ha anche dichiarato che la responsabilità del risultato elettorale non è di Truzzu.


Elezioni in Sardegna, Alessandra Todde con Giuseppe Conte ed Elly Schlein


Elezioni in Sardegna, i fattori alla base della vittoria

Sicuramente, sulla vittoria ha pesato anche il fatto che la segretaria Schlein si sia molto spesa in prima persona a sostegno di Todde.

Todde è la candidata che è stata capace di creare un trait d’union tra il Movimento 5 Stelle di Conte e il PD di Schlein, saldamente uniti nel sostenerla, e di dare nuova linfa alla sinistra, non solo a livello locale ma anche nazionale.

L’unione tra PD e M5S è stata il vero fattore decisivo. La sinistra ha fatto tesoro degli esiti elettorali del 2019, elezioni alle quali il PD e il M5s si erano presentati disgiunti e il risultato li aveva ampiamente penalizzati: il candidato di centrodestra Christian Solinas aveva raccolto il 47,79% dei voti, mentre il candidato del PD Massimo Zedda solo il 33%. Il candidato M5s, Francesco Desogus, ricevette solo l’11% delle preferenze.

Soru, il secessionismo che non ha giovato

Il risultato di queste elezioni dimostra come sia stata insensata la scelta di Renato Soru di correre da solo come candidato. L’ex presidente della Regione Sardegna, sostenuto da Azione, +Europa, Italia Viva e Rifondazione Comunista, ha raggranellato solo l’8,6% delle preferenze. E ora rischia di restare escluso dal Consiglio Regionale.

Ribadendo, ancora una volta, come il centrosinistra che sceglie di optare per la scissione sia destinato a soccombere.

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Foto di Marco Oriolesi su Unsplash