Giulia Bucelli

Elezioni in India, un “affare” monumentale da 970 milioni di elettori

Elezioni in India, un “affare” monumentale da 970 milioni di elettori

Elezioni in India 2024

Sei settimane, 970 milioni di persone: le elezioni in India, la “più grande democrazia del mondo”, si preannunciano molto complesse. Sia da organizzare che da comprendere e raccontare.

Noi ci proviamo, partendo dai numeri di questa tornata elettorale e dal sistema politico della nazione.

Elezioni in India: i numeri

In India, su quasi 970 milioni di elettori (oltre il 10% della popolazione mondiale), poco meno della metà è costituito da donne (470 milioni). Sono 19 milioni i giovanissimi alle prese con la loro prima volta alle urne.
Sono loro le due categorie che saranno determinanti in queste elezioni.

L’affluenza alle urne in India è tendenzialmente elevata. Nel 2019 raggiunse quota 67%, una percentuale equivalente a circa 615 milioni di persone: un record, che ora potrebbe essere superato.

Come riporta il The Economist, queste potrebbero essere le elezioni più costose al mondo. Se nel 2019 erano stati spesi 8,9 miliardi di dollari, stavolta la spesa potrebbe sfondare il tetto dei 16 miliardi.

Il sistema politico in India

L’India è una democrazia basata su un sistema parlamentare bicamerale. Al Parlamento appartengono la Rajya Sabha (Camera alta o Consiglio degli Stati) e la Lok Sabha (Camera bassa).

Le due Camere si distinguono per il numero massimo di membri – 250 per la Rajya Sabha di cui 243 eletti dal popolo, 552 per la Lok Sabha – per la possibilità di essere sciolti o meno (la Lok Sabha si può sciogliere, la Rajya no)
e per il sistema con il quale vengono scelti i membri stessi: nel primo caso ad eleggerli sono le legislature degli Stati, nel secondo i cittadini.

Il Presidente dell’India è il Capo di Stato e ha mansioni di pura rappresentanza. Attualmente, a detenere questa carica è una donna: Droupadi Murmu, 65 anni, ex insegnante, in carica dal 25 luglio del 2022. Una figura dai molti primati: è infatti la prima persona di origini indigene a ricoprire la massima carica politica, la più giovane e la prima nata dopo l’indipendenza dall’Impero Britannico.

Il Primo Ministro del Paese e capo del governo è Narendra Modi, 73 anni, che ricopre la carica dal 26 maggio 2014. È un ex militante di estrema destra nel movimento paramilitare hindu Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), dichiarato fuorilegge nel 1948. Ad oggi è considerato un possibile alleato della Russia sullo scacchiere internazionale.

Entrambe le massime cariche politiche fanno capo al partito Bharatiya Janata, che oggi è il principale partito in corsa a queste elezioni politiche.

L'attuale Primo Ministro dell'India, Narendra Modi

Per cosa voteranno gli elettori?

Gli elettori di ogni regione dell’India sono chiamati ad eleggere i candidati che siederanno nella Lok Sabha, la Camera bassa.

Il partito o la coalizione che otterranno più consensi potrà nominare uno dei suoi membri eletti alla Camera bassa come Primo Ministro, fìigura che a sua volta nominerà i propri ministri di gabinetto tra gli eletti.

Dal momento che il sistema elettorale indiano è maggioritario e multipartitico, vincerà il candidato che riceverà più preferenze.

Elezioni in India, i principali partiti in gioco

Nelle elezioni in India si fronteggeranno due grandi coalizioni: a destra la National Democratic Alliance, a sinistra l’Indian National Developmental Inclusive Alliance, più una miriade di altri partiti che correranno da soli, come il Bahujan Samaj. Alle elezioni 2024 prenderà parte un totale di 2.400 partiti.

Ecco quali sono i principali partiti che lotteranno per i 543 seggi disponibili alla Lok Sabha.

Bharatiya Janata (Indian People’s Party)
Nato nel 1980, è il principale partito politico dal 2014 e il primo del Paese e del mondo per numero di iscritti (circa 180 milioni). Si posiziona a destra e sostiene fermamente l’identità induista. Come candidato esprime l’attuale Primo Ministro Narendra Modi.

Indian National Congress
Il partito più antico, fondato nel 1885, è stato il punto di riferimento per il movimento indiano per l’indipendenza dall’Inghilterra, sotto la guida di Mahatma Gandhi. Da solo ha un numero di iscritti superiore a quello del Partito Democratico e del Partito Repubblicano statunitensi messi assieme (95 milioni nel 2023).
Di stampo socialista, è oggi guidato da Mallikarjun Kharge, il primo leader del partito che non fa Gandhi di cognome. Prima di lui, era guidato dall’ex premier Sonia Gandhi.

Bahujan Samaj
In indiano “bahujan” significa “la maggioranza delle persone”. Questo partito, infatti, si rivolge agli interessi di un gran numero di persone, composto dalle Caste generali e programmate (formate da quelli che una volta venivano chiamati “intoccabili“), dalle Tribù programmate e dalle classi sociali svantaggiate (le cosiddette OBC, Other Backward Class). Il partito si rivolge anche agli elettori non induisti, vista l’elevata percentuale di musulmani e cristiani nel Paese. È rappresentato da Mayawati.

Mallikarjun Kharge, leader dell'Indian National Congress

La sinistra indiana: tra Tamil Nadu, Bengala e Kerala

Grande peso in termini di iscritti hanno l’All India Anna Dravida Munnetra Kazhagam (AIADMK), che prevale nello stato di Tamil Nadu con il segretario Edappadi K. Palaniswami, e il Dravida Munnetra Kazhagam (DMK), capeggiato da Muthuvel Karunanidhi Stalin. Questi sono, rispettivamente, il sesto e il settimo partito al mondo per numero di iscritti (circa 20 milioni ciascuno).

Segue l’Aam Aadmi Party (AAP, Common Man’s Party), che attualmente governa la capitale del Paese, Delhi: si tratta forse dell’unico partito indiano che non prende posizione in modo definito negli schieramenti. E che, più che un partito politico, potrebbe essere un partito “civico”.


Un altro partito di peso nel Paese è l’All India Trinamool Congress (AITC, National Developmental Inclusive Alliance) che attualmente governa nel Bengala Occidentale ed è il terzo partito indiano per numero di membri del parlamento (22 solo nella Lok Sabha). 

C’è uno Stato, il Kerala (Sudovest dell’India), che è un discorso a sé stante. Si tratta del primo Stato indiano nel quale un partito comunista ha vinto le elezioni (nel 1957, ndr). Qui regna sovrana la sinistra dal 2016 con il Left Democratic Front (LDF) e, nella fattispecie, riscontra molti consensi il Communist Party of India (Marxist). È questo il partito che governa lo Stato da oltre 7 anni, nella figura del Ministro Capo Pinarayi Vijayan.

Qui, il governo di stampo marxista funziona. Come scrive Le Monde, il Kerala è lo Stato indiano con il maggior tasso di scolarizzazione di base per entrambi i sessi (100%) e con la più alta aspettativa di vita (in città, una media di 73 anni). Qui l’assistenza medica è garantita a tutti e l’educazione è gratuita.

Pinarayi Vijayan, leader del Partito Comunista Indiano Marxista

Il favorito di queste elezioni? Piace a Nord

A livello nazionale il favorito è Bharatiya Janata di Narendra Modi, a caccia del terzo mandato. L’attuale Primo Ministro è sostenuto anche dagli indiani della diaspora, quelli migrati in altri Paesi.

Negli ultimi mesi Modi è stato sempre in campagna elettorale on the road, e ha presentato diverse campagne di welfare rivolte agli strati più poveri della popolazione. Sogna in grande: spera di ottenere più di 400 seggi con la sua coalizione. Una supremazia che gli consentirebbe addirittura di poter modificare la Costituzione.

Tuttavia il Sud del Paese, che gode di maggiore ricchezza e benessere, non gradisce Modi, come riporta Bloomberg. Il motivo? Il premier è espressione di un Nord antiquato, rimasto troppo legato a un rigidissimo sistema gerarchico che opprime le donne e tutte le minoranze indiane. 

Come si vota?

Il voto indiano prevede l’utilizzo di macchine elettroniche non collegate ad Internet, che stamperanno le ricevute di voto. Ne saranno disponibili 1,7 milioni nei seggi, che per legge devono essere uno ogni 2 chilometri per consentire il voto al più elevato numero possibile di elettori.

Lo scaglionamento elettorale permette al governo di controllare e prevenire episodi di violenza e di trasportare in loco tutto ciò che è necessario al voto. Gli elettori possono anche decidere di non esprimere alcuna preferenza selezionando il pulsante NOTE (None of the above, nessuno dei precedenti).

Elezioni in India, le macchine elettroniche per il voto

Le fasi elettorali

Le imponenti elezioni in India si divideranno in 7 fasi. La prima prenderà avvio il 19 aprile e riguarderà la regione dell’Uttarakhand (Sud-Est dell’India), interessando 102 collegi elettorali. Per conoscerne l’esito occorrerà comunque attendere fino al 4 giugno.

Questa prima fase porterà all’elezione di 5 membri della Lok Sabha. I due principali partiti che si fronteggeranno in quest’occasione sono il Bharatiya Janata con il candidato Trivendra Singh Rawat (dato per favorito nei sondaggi) e l’Indian National Congress con il candidato Harish Rawat.

Seguiranno altri election day il 26 aprile, 7 maggio, 13 maggio, 20 maggio, 25 maggio e 1° giugno. Le date sono state scelte tenendo conto dei fattori climatici e delle ricorrenze. In alcuni stati come il Bengala Occidentale si voterà per tutti e 7 i giorni.

Le elezioni avranno una durata effettiva di 44 giorni e uno svolgimento totale di 82 giorni fino all’annuncio dell’esito. È la seconda tornata elettorale più lunga nella storia dell’India: la più lunga durò 5 mesi, da settembre 1951 a febbraio 1952.

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