(IT) Si moltiplicano le testimonianze che accusano le forze armate di utilizzare addirittura i laser per prendere di mira i manifestanti e le ambulanze per creare scompiglio nella folla.
Manifestazioni a favore delle proteste in Iran si stanno svolgendo anche in altre città del mondo come a Parigi, Londra, Berlino, Hannover, Colonia, Brema, Bologna, Amsterdam, Rotterdam, L’Aia, Melbourne, Brisbane, Arbil, Toronto e a Praga dove hanno dipinto un murales del ritratto di Mahsa Amini sul muro di John Lennon
Il motto più radicale dei manifestanti è "morte al dittatore" (l'ayatollah Khamenei) e l’abolizione della repubblica islamica ("Morte alla repubblica islamica, a volte anche in inglese "No to Islamic Republic").
Il Ministro delle informazioni (ovvero i Servizi segreti iraniani), Esmaeil Khatib, ha chiesto una risposta severa contro "i rivoltosi e i ribelli manovrati dall’estero e dalle forze antirivoluzionarie". Il destinatario della sua richiesta è stato il ministero della giustizia iraniano. In altri termini: condanne severe e pene esemplari.
Anche l’attuale presidente della repubblica Islamica Ibrahim Raisi, ex PM di Karaj e Teheran, ex capo del palazzo di giustizia iraniano di ritorno all'Assemblea Generale dell'Onu di New York non ha esitato a condannare le proteste. Dall’aeroporto di Teheran ha ordinato e promesso un confronto severo con i ribelli.
[caption id="attachment_515" align="alignnone" width="515"]

Scontri tra le strade di una città iraniana[/caption]
Nono giorno delle proteste in Iran
37 morti confermato e migliaia di arresti nelle 11 città nelle quali in questi giorni si manifesta.
Tuttavia, in alcune città si stanno anche organizzando manifestazioni a favore del regime. Per la prima volta nella storia della Repubblica Islamica si assiste alla replica da parte del governo nel giro di soli tre giorni dalle proteste che hanno incendiato il Paese.
L’ambasciatore britannico a Teheran è stato convocato al ministero degli affari esteri iraniano per il presunto coinvolgimento delle emittenti televisive in lingua Farsi situate a Londra nelle proteste scoppiate in Iran. Infatti, la BBC britannica da alcuni anni trasmette notiziari e approfondimenti in lingua farsi.
Anche l’ambasciatore norvegese a Teheran è stato convocato al ministero degli affari esteri iraniano per l’intervento del presidente al parlamento norvegese del deputato Masud Gharakhani (iraniano-norvegese) sulla morte di Mahsa Amini.
Intanto si continuano a diffondere i report di colpi diretti agli organi vitali sparati dalle forze dell'ordine. Contemporaneamente, i confronti tra manifestanti e polizia si fanno più duri.
Il “Consiglio organizzativo dei sindacati dei dipendenti delle scuole in Iran” ha lanciato uno sciopero per lunedì e mercoledì prossimo per protestare contro l’arresto degli studenti e la repressione delle proteste da parte della polizia chiedendo a quest'ultima di smettere di sparare alla gente.
All’interno del famigerato carcere “Evin” di Teheran, le donne incarcerate (attivisti sociali e politiche) hanno manifestato la loro empatia con i protestanti morti per le strade cantando in coro nel cortile della sezione femminile. (Fonte: Narges Mohammadi (attivista detenuta a Evin).
Il prefetto di Sari (capoluogo della regione Mazandaran, nel nord del Paese) ha annunciato l’arresto di almeno 450 persone nella regione.
La zona di Oshnavieh è stata posto sotto la legge marziale, assediata dalle forze antisommossa ed è stata decretata la chiusura di tutte le attività commerciali a eccezione dei negozi di generi alimentari. Nelle ultime 48 ore qui sono state arrestate almeno 100 persone, compreso l'imam di una moschea dopo uno suo intervento alla “preghiera del venerdì” giudicato favorevole alle rivolte. (Fonte BBC Persian)
Kurdistan Human Rights Network: “almeno 17 morti (tra cui 4 minorenni di 15 e 16 anni), 435 feriti e 570 detenuti dall’inizio delle proteste nelle regioni e le città curde".