Cosa sta succedendo in Iran?

Cosa sta succedendo in Iran?

Cosa sappiamo finora: Mahsa Amini, una ragazza di 22 anni fermata a Teheran perché non indossava correttamente il velo è morta il 17 settembre in seguito alle percosse subite da una pattuglia della cosiddetta “polizia morale”, un’unità speciale della polizia nazionale che si occupa di vigilare sul rispetto del codice di abbigliamento imposto dalla legge islamica alle donne. La versione delle autorità è che Mahsa sia morta in seguito a un infarto ma i familiari e gli attivisti iraniani rigettano la tesi ufficiale. In seguito al decesso della ragazza migliaia di manifestanti sono scesi in piazza in tutto il Paese al grido di “abbasso il dittatore”. Il presidente iraniano Raisi ha promesso di usare il pugno duro contro le migliaia di  giovani che scendono in piazza da più di una settimana. Almeno 50 – secondo diverse Ong – le persone uccise dalle forze di sicurezza iraniane. Tra di loro anche 4 bambini. Teheran parla invece di 35 vittime, accusa chi protesta di voler destabilizzare il Paese e soprattutto nega che ci sia stato un pestaggio da parte della polizia. Mahsa è morta – dicono – per un infarto. La giornalista che ha pubblicato per la prima volta la notizia della morte di Mahsa Amini, oltre ad aver realizzato gli scatti della ragazza sul letto d’ospedale e dei genitori che piangevano fuori, è stata arrestata.
Una donna si taglia i capelli in segno di rivolta contro la “polizia morale” in una piazza iraniana
La rete di internet mobile è scarsa, secondo molte Ong a causa di interruzioni volute dal governo per rallentare la diffusione delle informazioni e l’organizzazione delle proteste. Le piattaforme di messagistica e i social network come WhatsApp, Signal, Instagram, Linkedin sono stati bloccati. Tuttavia, circolano dei video nei quali si vedono chiaramente gli agenti delle forze dell’ordine sparare ad altezza d’uomo verso i manifestanti. In un altro filmato si vede una donna che cammina per le le strade buie di Tehran lamentando l’uccisione di suo figlio piccolo da parte delle forze dell’ordine. Anche alcuni attivisti politici e sociali iraniani sono stati arrestati senza processo. Come risposta alla repressione, moltissime donne di tutte le età hanno iniziato a protestare nelle strade delle città iraniane tagliandosi i capelli e dando alle fiamme l’hijab come rivendicazione di libertà. Tagliare i capelli per le donne iraniane è un modo per mostrare il lutto. La tradizione ha origine nei testi letterari (ad esempio, “Shahname” di Ferdowsi) e nei culti antichi di alcune zone dell’Iran Il portavoce del congresso Usa, il premier canadese e altri leader occidentali hanno condannato fermamente la repressione del governo di Teheran. Tuttavia, alcuni degli stati Nato, Usa in testa, 44 anni fa ebbero un ruolo attivo nel favorire la presa di potere degli islamisti in Iran. Senza dimenticare il frettoloso ritiro americano dall’Afghanistan l’anno scorso, grazie al quale i Talebani hanno avuto la possibilità di diventare i nuovi padroni del Paese, già funestato da vent’anni di guerre e scontri armati. Tra l’altro, i talebani hanno dichiarato la propria vicinanza al popolo iraniano in rivolta, il che è molto significativo. La televisione nazionale iraniana ha mostrato in un reportage le armi da fuoco e da taglio di vari tipi sequestrate ai “terroristi” (così il governo definisce i manifestanti) arrestati nelle zone vicino al confine con l’Azerbaijan occidentale. Sembra che Teheran voglia lasciar intendere che in qualche modo nei disordini ci sia l’interferenza di Baku.

Il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto alle Forze dell’ordine Iraniane: “non applicate il vostro potere e la repressione ai manifestanti in modo inadeguato e non necessario”. Il ministro dell’interno iraniano, Ahmad Vahidi, un ex-generale della Guardia della Rivoluzione, ha dichiarato: “le restrizioni all’uso di internet rimarranno in vigore finche ci saranno le proteste. Per impedire l’organizzazione della rivolte applicare le restrizioni alla rete internet è indispensabile”. Tra l’altro, il ministro ha ricordato che “Mahsa Amini non è stata picchiata dalla polizia.” Secondo il comandante di un battaglione delle forze speciali della Guardia della Rivoluzione Islamica nel sudovest: “sono stati arrestati 17 cittadini stranieri a Arvandkenar, non avevano i documenti e stavano tentando di lasciare il paese”. Altre notizie diffuse dai membri del regime, incluso il prefetto di Tehran, paventano il coinvolgimento delle ambasciate e dei servizi segreti nelle proteste in Iran. Il ministro dell’Educazione e della cultura islamica, Mohammad Mahdi Esmaeili, ha dichiarato: “le attrici che hanno lasciato il velo hanno deciso di non rispettare le leggi del paese. Ciò non ci piace. Queste attrici non potranno più continuare le loro attività in questo campo e sono libere di trovare un altro mestiere. Nel campo dell’arte e della cultura è indispensabile rispettare le regole del paese.” Il ministro forse si riferiva all’attrice iraniana Pegah Ahangarani che a Berlino è stata intervistata durante una manifestazione mentre non portava il velo. Anche l’intellettuale americano Noam Chomsky ha preso pozione a favore delle proteste in Iran. Chomsly si è espresso contro la  violenza e la repressione delle proteste, auspicando che le donne iraniane e la minoranza curda possano acquisire i diritti sociali che al momento gli mancano.

Roger Waters
Roger Waters

L’ex bassista dei Pink Floyd Roger Waters si è detto molto addolorato per la sorte della ragazza: “Mahsa  Amini è mia sorella e doveva essere viva oggi. Tutte le sue sorelle in Iran e le altre parti del mondo devono essere libere di scegliere i loro abiti.”     A proposito di repressione, secondo il Sindacato dei giornalisti di Tehran: “8 giornalisti sono stati arrestati o richiamati ufficialmente”.  Poco prima la federazione internazionale dei giornalisti aveva annunciato l’arresto di 12 giornalisti in Iran.

Proteste contro la morte di Mahsa a Parigi
Proteste contro la morte di Mahsa a Parigi

Anche a Qom, città simbolo della religione sciita iraniana, sede della madrasa, ovvero di una scuola della cultura islamica,  più importante del paese (Hoze Elmie Qom), centinaia di persone sono scese in piazza e hanno lanciato bombe Molotov contro la polizia

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