Aprile 2024: il più caldo di sempre 

Aprile 2024: il più caldo di sempre 

Aprile 2024 è stato il mese più caldo

Per lo spettatore medio del telegiornale, sentirsi dire che il mese appena passato è stato “il più caldo mai registrato” è ormai un amaro, noioso cliché. Ma come si dice spesso, certi cliché esistono perché sono veri. Ed ecco che anche quest’anno, alla conclusione del mese di aprile, torna alla ribalta la solita vecchia notizia: è appena passato il mese più caldo mai registrato. 

Come l’anno scorso, e quello venuto prima. 

Riscaldamento globale: aprile 2024 bolle

L’aprile 2024 ha allarmato meteorologi e ambientalisti. Si tratta dell’undicesimo mese consecutivo di un’ondata di calura mai registrata prima, di cui si sentono gli effetti fisicamente, ma che spaventa soprattutto per il grave fattore di novità che porta con sé. 

Il Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus (o Copernicus Climate Change Service, abbreviato in C3S) è un servizio di monitoraggio e classificazione statistica di dati meteorologici, climatici e atmosferici messo a disposizione dall’Unione Europea. Nel suo bollettino mensile legato al clima, di cui l’ultima pubblicazione risale all’11 maggio, annunciano che la temperatura media globale dell’aria nel mese passato avrebbe superato tutti i mesi di aprile venuti prima. 

“La superficie globale dell’aria per aprile è stata di 15,03°C, 0,67°C al di sopra della media di aprile tra il 1991 e il 2020, e di 0,14°C sopra il record precedente stabilitosi nell’aprile 2016. […] Globalmente, gli ultimi dodici mesi (maggio 2023-aprile 2024) sono stati più caldi di qualunque precedente periodo di dodici mesi, e a 0,73°C sopra la media 1991-2020 e 1,61°C sopra la media pre-industriale”. 

Secondo la mappa di Copernicus, le uniche aree in cui la temperatura è stata più bassa della media sono state quelle di alto mare lontano dalla civiltà. Le aree più calde si concentrano invece sull’equatore, e poco sopra – Mar Mediterraneo, Mar Nero e Mar Caspio. 

In particolare “per l’Europa è stato il secondo aprile più caldo mai registrato dopo l’aprile del 2018”. Ed è proprio in Italia – oltre che in Islanda, Russia, Spagna, Turchia, Ucraina e Balcani occidentali – che si concentra la maggior parte della secchezza. 

Un’allerta per tutti gli italiani vacanzieri: ci aspetta l’estate più calda degli ultimi anni – e di sempre, tornando indietro all’antichità. Sembra un’esagerazione, ma non lo è, perché l’aumento di sei gradi delle temperature terrestri riporterebbe il pianeta a una situazione paragonabile all’Eocene, un’era verificatasi milioni di anni fa. 

Le soluzioni: l’Unione Europea si muove 

Al momento non sembrano esistere soluzioni a lungo termine, se non accorgimenti nel quotidiano volti a migliorare la situazione nel proprio piccolo. Si suggerisce di conservare l’acqua con più cura, risparmiando e riutilizzando dove possibile, e condurre uno stile di vita che risparmi i gas serra. 

L’Europa non è del tutto esente da colpe: “nel 2015 l’Unione europea è stato il terzo produttore di gas serra dopo la Cina e gli Stati Uniti. Nel 2019 l’UE è stata il quarto maggior emettitore di gas serra a livello mondiale dopo Cina, USA e India” come si legge dai documenti del Parlamento Europeo.

Sono presenti impegni a lungo termine per limitare gli effetti del riscaldamento globale, a cominciare dagli Accordi di Parigi firmati da tutti i paesi membri dell’Unione – l’obbiettivo finale, imposto per il 2050, è la totale neutralità climatica. È chiamato “Green Deal europeo”. 

Un’altra proposta a lungo termine da parte dell’UE, denominata Pacchetto “Pronti per il 55” e presentata nel 2021 presso la commissione. Un’espansione di politiche e proposte già presentate all’Unione, che “costruisce il fondamento normativo per raggiungere i nostri obiettivi in modo equo, competitivo ed efficiente sotto il profilo dei costi”. Prevederebbe ad esempio di fissare il prezzo del carbonio, in modo da garantire un decollo economico delle soluzioni verdi, e favorirebbe la vendita di carburanti e veicoli non inquinanti. 

Il pacchetto, in breve, mette in pratica il principio “chi inquina paga”. 

L’Unione Europea starebbe inoltre “lavorando per realizzare un’economia circolare entro il 2050, creare un sistema alimentare sostenibile e proteggere la biodiversità e gli impollinatori”. 

Ma si tratta di soluzioni che richiedono mosse urgenti: come dice lo stesso Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica in un articolo sul suo sito, “per limitare il riscaldamento globale a 1.5ºC sono necessari cambiamenti rapidi, di ampio respiro e senza precedenti in tutti gli aspetti della società”. Solo quel piccolo cambiamento basterebbe a ridurre di molto gli effetti nefasti del riscaldamento globale: “entro il 2100 la crescita globale del livello dei mari sarebbe di 10 centimetri più bassa, la probabilità di scioglimento in mare dei ghiacciai dell’Artico durante l’estate sarebbe di una ogni secolo invece che di una ogni decennio, la barriera corallina si ridurrebbe del 70-90% invece che andare perduta del tutto o quasi”. 

Tuttavia alcuni effetti del riscaldamento globale, come lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento dei livelli marini, non sono reversibili nemmeno con l’intervento umano. Possono unicamente essere limitati, contenendone gli effetti e riparando via via i danni. 

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