La Georgia si trova da giorni al centro delle attenzioni internazionali a causa delle proteste che hanno coinvolto il paese a fronte della proposta di legge contro i cosiddetti agenti stranieri. Plasmata su una misura analoga in vigore in Russia, secondo i manifestanti la legge in questione aveva come fine ultimo allontanare il paese caucasico dall’Unione Europea e avvicinarlo sempre più alla Russia. Nella fattispecie, la norma imponeva ai media indipendenti che ricevono più del 20% dei propri finanziamenti di definirsi “agenti stranieri”, etichetta che avrebbe comportato numerose restrizioni. Le violente proteste sono iniziate il 7 marzo, quando i manifestanti hanno provato a entrare in parlamento. Gli scontri sono andati avanti per due notti consecutive, con una cinquantina di agenti refertati e circa settanta manifestanti arrestati. Il contesto in cui avvengono le proteste è di per sé problematico, con l’ex presidente Mikheil Saakashvili, attualmente in carcere, che denuncia il proprio stato di salute e il presunto tentativo di avvelenamento ai sui danni. Saakashvili era divenuto internazionalmente noto nel 2003, a seguito di quella che è passata alla storia come “rivoluzione delle rose”, che aveva tentato di allontanare la Georgia da Mosca e innescato l’intervento militare russo. L’ex presidente si è espresso a favore delle proteste e la sua presenza in carcere funziona da catalizzatore alle proteste stesse.

A cura di Sabato Angieri

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