Anche il Giorno della Memoria diviene terreno di scontro tra Russia e Ucraina. Mosca accusa il governo ucraino di essere infiltrato da massicce componenti neonaziste – accusa che fin dall’inizio ha fatto parte dell’apparato retorico a sostegno dell’invasione. D’altra parte, il governo di Kiev emette un comunicato nel quale oltre a ricordare l’orrore della Shoa (sofferta personalmente dalla famiglia del presidente Zelensky) invita ad abbandonare l’indifferenza e a sostenere chi lotta contro l’odio. L’allusione è al dibattito sulla fornitura di armi pesanti da parte dei paesi Nato e di quanti altri gravitano intorno a quest’egida. Superato lo scoglio dei carri armati, con il via libera di Germania e Stati Uniti, il governo ucraino punta all’ottenimento di cacciabombardieri. Un passo in questo senso viene da tutti considerato molto compromettente per il blocco Nato, già considerato cobelligerante dell’Ucraina nella vulgata russa. Il governo tedesco ha già espresso un netto diniego, ma – e la vicenda dei carri armati ne è un fulgido esempio – nel corso di questo conflitto abbiamo già assistito a radicali cambiamenti d’atteggiamento rispetto a questioni analoghe.

A cura di Sabato Angieri

Regia di Ciro Colonna