Morti sul lavoro: il governo pensa a una patente ma è emergenza nazionale

Morti sul lavoro: il governo pensa a una patente ma è emergenza nazionale

Luigi Coclite, Mohamed El Farhane, Mohamed Toukabri, Bouzekri Rahimi, Taoufik Haidari, gli operai morti durante il crollo del cantiere di via Mariti a Firenze, insieme ai tre lavoratori rimasti feriti, sono la punta dell’iceberg di un’emergenza nazionale. I morti sul lavoro sono più di mille all’anno in Italia, 1041 nel 2023.
Secondo l’Inail i settori più colpiti sono l’edilizia e il manifatturiero. 

L’edilizia impiega oggi 500mila imprese e un milione 350mila lavoratori: si tratta per lo più di piccole aziende con al massimo 10 lavoratori. I cantieri si trasformano in luoghi di morte, il 2022 ha visto 175 decessi all’interno di queste imprese, in cui un infortunato su 4 è di origine straniera e che le cause di infortunio più frequenti sono le cadute dall’alto.

Già a gennaio 2022 l’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) dava l’allarme sui rischi legati al superbonus 110% che era stato introdotto un anno e mezzo prima. Se è vero che i dati sugli infortuni sono aumentati rispetto al 2022 perché gli occupati sono di più, bisogna tener presente, sosteneva l’associazione, che si tratta spesso di microimprese poco strutturate, aperte anche da persone senza precedenti esperienze imprenditoriali o da imprenditori che arrivano da settori diversi dall’edilizia”
Il fenomeno in realtà era già stato evidenziato nel quinquennio 2014-2018, quando ben il 64% degli infortuni in edilizia erano avvenuti in microimprese, ovvero in aziende fino a 9 addetti.

La prevenzione degli infortuni e delle morti nel settore dell’edilizia ha spinto il governo a stanziare 1,5 miliardi di euro a disposizione dei datori di lavoro che investono in sicurezza mentre nel 2023 la spesa prevista nel bando Inail per lo stesso scopo era di 333 milioni di euro.

All’investimento, ha dichiarato il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, all’indomani della tragedia di Firenze, si aggiunge un pacchetto di riforme in discussione in queste ore nella bozza del decreto legge Pnrr. Si prevede una “patente a punti” per le imprese che siano in regola con il fisco, con il Durc (documento unico di regolarità contributiva) e con gli obblighi formativi: si parte da 30 punti da cui possono esserne decurtati 20 in caso di morte del lavoratore, 15 in caso di inabilità permanente al lavoro e 10 per un’inabilità temporanea che preveda lo stop al lavoro per un minimo di 40 giorni. Le aziende potranno lavorare con un minimo di 15 punti e i punti persi possono essere reintegrati con corsi di aggiornamento sulla sicurezza.
Per l’impresa o il lavoratore autonomo privi della patente o con un numero di crediti inferiore a 15 scatterà la sanzione amministrativa a 6mila a 12mila euro. Nei casi di gravi infortuni l’Ispettorato del lavoro può prevedere la sospensione della patente.

Si prevede anche una stretta sul lavoro nero e sugli appalti e subappalti. Si legge nella bozza “il committente è obbligato in solido con l’appaltatore entro un anno dalla cessazione dell’appalto a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi e contributivi previdenziali dovuti anche se si ricorre alla somministrazione di prestatori di lavoro nei casi di appalto e di distacco”. Già nel rapporto del 2019 dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (l’ultimo disponibile per la consultazione quando scriviamo) erano triplicati nel giro di un anno i casi di distacco transnazionale illecito.

Il segretario Uil Pierpaolo Bombardieri si dichiara insoddisfatto: archivia i provvedimenti come “chiacchiere” e lamenta l’assenza di coperture economiche. Le vite dei lavoratori diventano punti su una patente facilmente recuperabili, è il sentimento generale dei sindacati. Tanto più che il guardasigilli Nordio, già pochi giorni dopo la tragedia di Firenze, si dichiarava contrario al reato di omicidio sul lavoro, l’unico provvedimento in grado di dissuadere dalle irregolarità sulla sicurezza secondo l’Unione sindacale di base USB, che porterà in parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare su questa nuova fattispecie di reato per la quale lavora da molto tempo raccogliendo firme in tutta Italia.
Secondo il Ministro Nordio, il nuovo reato non dissuaderà affatto dalle violazioni, come è accaduto per gli omicidi stradali, che sono aumentati.
Figuriamoci una patente a punti, viene da dire.

Tra le proposte di legge che si sono susseguite in questi anni, ma ancora ferme, l’Istituzione di una Procura nazionale del Lavoro, promossa dal Movimento 5 Stelle a partire dall’ottobre 2021 che si tradurrebbe in “un team di magistrati esperti e specializzati nel far fronte, con rapidità ed efficacia, ai reati di chi continua a violare la legge a discapito della sicurezza dei lavoratori”, e ancora prima, nel 2018, la proposta Speranza, Fornaro, Epifani, ancora in esame in commissione, che mirava a modificare il Testo unico sulla sicurezza. Secondo i firmatari dovrebbe prevedere una fortissima defiscalizzazione per le imprese che investono in sicurezza e un sistema di incentivi e sanzioni.

A proposito di sanzioni, il 29 marzo dello scorso anno l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha attuato un’operazione straordinaria di vigilanza che ha interessato 723 aziende e 1795 posizioni lavorative. Il risultato? Oltre l’80% dei 334 cantieri ispezionati sono risultati irregolari con un sequestro preventivo già convalidato; sono stati adottati 166 provvedimenti di sospensione delle attività d’impresa, di cui 110 per gravi violazioni in materia di sicurezza e 56 per lavoro nero.

Le violazioni contestate erano riconducibili proprio al rischio di caduta dall’alto, irregolarità dei ponteggi, rischio elettrico, all’omessa fornitura e utilizzo dei DPI (dispositivi di protezione individuale), alla organizzazione e viabilità inadeguata dei cantieri oltre che alla mancata protezione da investimento per caduta di materiali dall’alto, alcune delle cause che probabilmente sentiremo dalla voce dei pubblici ministeri che lavorano sulla tragedia di Firenze.

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