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Lampedusa, Meloni e Von der Leyen tentano di chiudere le porte dell’Ue

Lampedusa, Meloni e Von der Leyen tentano di chiudere le porte dell’Ue

© Afp - Sbarchi di migranti

Sono atterrate stamattina a Lampedusa la premier italiana, Giorgia Meloni, e la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen. Dopo una breve visita al molo usato per gli sbarchi e all’hotspot, ripulito e quasi svuotato per l’occorrenza (anche se all’interno attualmente restano 1500 persone in attesa di capire il proprio destino) Von der Leyen si è lasciata sfuggire una dichiarazione molto dura e senza precedenti: «l’immigrazione illegale è una sfida europea e ha bisogno di una risposta europea» e «decidiamo noi chi deve entrare in Europa non certo i trafficanti». Lontani i tempi in cui si parlava di trovare una soluzione che tenga conto dei problemi alla base dei fenomeni migratori, dei contesti di partenza e della «divisione delle responsabilità» tra i Paesi membri dell’UE.

Oltre 8mila sbarchi in una sola settimana hanno messo il governo di Destra in estrema difficoltà. A far da sfondo le voci sempre più insistenti di dissidi interni alla maggioranza con Salvini che al raduno della Lega di Pontida ha trascorso la giornata con la leder del partito neo-fascista francese, il Front National. In molti hanno visto le scelte dei due leader come l’ennesimo segno della differenza d’intenti di Salvini e Meloni con il primo che invita una capopolo che inneggia alla «libertà dai diktat dell’Unione» e la seconda che si fa fotografare a stretto contatto con una delle massime autorità di Bruxelles. La premier italiana ha esultato per le parole di Von der Leyen e ha parlato di «rivoluzione copernicana» all’interno dell’Ue. Nello specifico, a Lampedusa le due leader hanno proposto un «piano in 10 punti», che a quanto sostiene la presidente della Commissione, sarebbe condiviso anche dagli altri stati membri.

Dal sito del Corriere della sera leggiamo che il piano sarebbe così strutturato:

  1. Sostegno concreto all’Italia Commissione Ue, Agenzia europea per l’asilo (che dal gennaio ‘22 ha preso il posto dell’analogo Ufficio, e dovrebbe «inviare rapidamente assistenza operativa ai Paesi dell’Ue che devono far fronte alla pressione migratoria» ma finora ha fatto parlare poco di sé) e Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, nata nel 2004 «per assistere gli Stati membri dell’Ue e i paesi associati Schengen nella protezione delle frontiere esterne») si muoveranno, promette Von der Leyen, «per affrontare la crisi nell’immediatezza». Le due agenzie, in particolare, possono contribuire a gestire l’elevato numero di migranti aiutando, per esempio, a registrare gli arrivi e a rilevare le impronte digitali.
  2. Più trasferimenti in altri Paesi Ue «Aumenteremo il sostegno per trasferire i migranti fuori da Lampedusa e chiediamo agli altri Stati membri di essere solidali», dice VdL. Si tratta dunque di ricorrere al «Meccanismo volontario di solidarietà» in base al quale, nelle situazioni di emergenza, si attivano i partner europei.È esattamente la prassi interrotta nei giorni scorsi dalla Germania (e dalla Francia) per protesta contro il mancato rispetto, da parte dell’Italia, dell’impegno a ri-assorbire a sua volta i «movimenti secondari», cioè i migranti approdati da noi e poi andati altrove all’interno dell’Ue. È previsto dal Regolamento di Dublino e il governo Meloni, nel nuovo Patto europeo discusso a giugno, ha accettato addirittura di raddoppiare — da un anno a due — il lasso di tempo in cui è tenuto a riprendersi i migranti secondari (detti «dublinanti»).
  3. Rimpatri più facili L’idea è di usare Frontex anche per garantire il rapido rimpatrio di chi non ha il diritto all’asilo. «Chi non ha diritto all’asilo non può rimanere nell’Unione europea», ha detto von der Leyen: «Ci rivolgeremo ai Paesi di origine per facilitare questo processo. Invierò il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas a negoziare e a parlare con i Paesi d’origine».
  4. Più sforzi contro i trafficanti di esseri umani Un altro impegno che riecheggia le parole di Giorgia Meloni, dopo la strage di migranti a Cutro in febbraio («Andremo a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo»).
  5. Più sorveglianza navale e aerea «Possiamo farlo attraverso Frontex, inoltre sono favorevole a estendere le missioni esistenti e se necessario lavorare su nuove», ha detto Von der Leyen.
  6. Distruzione dei barchini «Lavoreremo anche con le autorità italiane per garantire la rimozione e la distruzione delle barche e dei gommoni recuperati».
  7. Accelerare le procedure «L’Agenzia europea per l’asilo è pronta a migliorare il sostegno dato all’Italia per accelerare le procedure per le richieste di asilo», ha ribadito la leader dell’esecutivo europeo. Perché «è importante respingere le domande che non hanno i requisiti richiesti».
  8. Rafforzare i percorsi legali Flussi regolarizzati e corridoi umanitari: è la pars construens del contrasto al traffico di migranti, che non può limitarsi all’aspetto repressivo. Bisogna dunque «offrire a migranti vere alternative», perché «meglio realizziamo un’immigrazione legale più possiamo essere severi con quella illegale».
  9. Più cooperazione con l’Onu Si tratta di coinvolgere maggiormente le agenzie del Sistema delle Nazioni Unite — l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) e l’Unhcr (Alto Commissariato Onu per i rifugiati) — per «intensificare la cooperazione sui rimpatri volontari».
  10. Attuare l’accordo con la Tunisia L’ultimo punto prevede un «lavoro con la Tunisia per l’attuazione del Memorandum of understanding». E dunque, «accelereremo l’aggiudicazione di nuovi progetti e l’erogazione di fondi alla Tunisia», ha concluso la presidente della Commissione Ue.

 

Sbarco di migranti - (Fotogramma)
Sbarco di migranti – (Fotogramma)

Intanto l’opposizione attacca. Giuseppe Conte, che martedì sarà a Lampedusa, invita Meloni a «chiedere scusa» all’elettorato. La leader del Pd, Elly Schlein, insiste sul «fallimento delle scelte delle destre che fanno la gara a chi è più cattivo». Dai giornali, anche quelli non proprio di sinistra, in molti si sono detti saturi del clima di campagna elettorale costante e dei continui proclami fatti dai vertici delle istituzioni. Ma, per ora, la risposta dell’Italia e dell’Ue sembra orientata soltanto al contenimento dell’impennata di sbarchi, in particolare attraverso la stipula di ulteriori accordi in Africa del nord. Politica che, come dimostrano gli accordi con la Libia e la Tunisia, finora è stata fallimentare.

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