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La vertigine, il sogno, il caffè

La vertigine, il sogno, il caffè

 

Carlotta Rondana – laureata in scienze politiche, attrice di teatro e cinema e ballerina professionista di tango argentino – torna in libreria con “La vertigine, il sogno, il caffè” (Ensemble, 2022), un insieme di testi che formano una raccolta “forse” in poesia, il cui avverbio dubitativo è inserito dalla stessa autrice nel sottotitolo. Poesie  che sembrano riprendere, in qualche modo, l’idea portata avanti nel suo romanzo, Molo 23 (Ensemble, 2020), di un universo di anime – osservate da un occhio invisibile che non giudica ma guarda in silenzio – che si incontrano e si scontrano nello loro “stanze di vita quotidiana”.

La stessa autrice, all’inizio della silloge, instaura un rapporto di fiducia con il lettore, dichiarando le proprie intenzioni: «Volevo raccontare di imprese, amori, storie antiche, cose, volti, consigli, fatti, pensieri, azioni. […] Mi sono trovata – per fortuna, per istinto o per desiderio – in una città sicura, capace di trasformare ogni giorno il proprio aspetto, attraverso le vite che l’abitano e ho capito che gli strumenti da me conosciuti non sarebbero stati sufficienti e mi avrebbero portata a relegare ogni movimento, già conosciuto o inedito, a forme statiche, costringendomi a una narrazione disonesta».

Non staticità, ma movimento; non disonestà, ma sincerità. L’autrice fissa i confini del suo racconto in versi e riesce nell’intento di rimanere all’interno di essi in tutte i testi che compongono questa delicata e interessante raccolta di poesie, attraverso un unico strumento: il linguaggio.

Linguaggio, o meglio linguaggi: quello della lingua, volutamente semplice ed essenziale; del dialetto, ora romano ora napoletano, inteso mai come espressione erudita di ricerca linguistica, ma come ritorno alle forme orali più popolari ed essenziali; del corpo, ogni personaggio, compreso l’io narrante, si muove su un palcoscenico ideale, con gesti che sembrano reali; dei sensi, l’odore del caffè che ti penetra dentro come se ti trovassi di fronte a una tazzina fumante in un mattino invernale oppure i corpi che ti sembra sfiorare con il palmo della mano; della musica, c’è una melodia che sembra accompagnarci a ogni passaggio; dei sogni, la realtà è accompagnata costantemente da immagini e ricordi.

Questo libro segue delle linee tutte sue, non rispetta le regole cristallizzate e immobili della forma-poesia (anche quelle solo apparentemente più aperte della lirica contemporanea) e non ambisce a farlo. Rispetta, semmai, le regole di un jazz intimo, carico di ritmo e improvvisazione, avvolgente come un abbraccio di bella donna e un bicchiere di vino rosso, corposo, tra le mani.

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