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La musica è donna – Gloria!

La musica è donna – Gloria!

Presentato in concorso alla 74ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino, Gloria! segna l’esordio alla regia della cantante e attrice Margherita Vicario. Il film, nelle sale italiane dall’11 aprile, ha riscosso sinora grandi risultati tra pubblico e critica specializzata.

Ambientato nel Veneto del 1800, Gloria! vede al centro delle vicende narrate un gruppo di ragazze orfane di stanza nell’istituto religioso Sant’Ignazio, alle prese con un evento storico straordinario: la visita di Papa Pio VII presso la loro chiesa. In occasione di questa visita, infatti, Perlina, il reggente dell’istituto e direttore del coro composto esclusivamente dalle orfane del Sant’Ignazio, viene incaricato di accogliere il papa con un concerto. La storia del film si snoda dunque tra la mancanza d’ispirazione di Perlina, incapace di scrivere persino una singola nota, e l’esuberanza delle ragazze, le quali, attraverso la musica, trovano l’occasione per liberarsi dai vincoli e dalle catene simboliche che in quel periodo imprigionavano le donne.

L’intento della regista è chiaro sin dalla didascalia iniziale che accompagna i titoli di testa: in questo film la musica rappresenta un mezzo liberatorio e simbolico attraverso il quale le donne possono finalmente emanciparsi dall’oppressione del dominio maschile. Tuttavia, per quanto l’intento sia nobile, oltreché necessario in un periodo come questo, la realizzazione non procede allo stesso passo. La pellicola, seppur a volte presenti degli spunti interessanti, è ricca di difetti, soprattutto difetti narrativi. La storia, per quanto lineare e di facile comprensione soffre di raccordi di trama estremamente deboli: dal rapporto delle protagoniste che si sviluppa nell’arco di un cambio di scena alla mancanza di un nesso causa effetto ben preciso. Nella medesima direzione procede la scrittura dei personaggi; fatta eccezione per il gruppo di protagoniste, o meglio per due di loro, risultano tutti estremamente piatti e bidimensionali. Ad esempio, l’antagonista manca del tutto di una caratterizzazione e alcuni personaggi sembrano inseriti a forza in una trama che non ha affatto bisogno di loro. Infine, la scena finale, per quanto scritta e diretta in toni metaforici e simbolici risulta essere il trionfo del kitsch.

Dal punto di vista registico l’opera è scolastica e sufficiente, sebbene nei momenti più concitati – soprattutto in quelli musicali – la pellicola sembra essere un videoclip musicale piuttosto che un film.

Gloria! tratta un argomento necessario, di cui, come detto, in questo periodo più si discute e più si fa bene, tuttavia, lo fa in un modo eccessivamente superficiale e poco cinematografico. Esso, infatti, non è un film dal messaggio femminista, è un messaggio femminista, oltretutto espresso in un modo semplicistico, che fatica a costruire un film intorno a sé stesso. Il cinema non vive soltanto nel messaggio da trasmettere ed è questo il motivo per cui i piedi di argilla di Gloria! non reggono il peso di un’ambizione troppo gravosa.

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