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Educazione fisica

Educazione fisica

Uscito nelle sale il 16 marzo, “Educazione Fisica” è la seconda fatica cinematografica di Stefano Cipani. Il film è tratto dalla pièce teatrale “La Palestra” di Giorgio Scianna e vede nel ruolo di sceneggiatori i fratelli D’Innocenzo (già registi di “La Terra dell’abbastanza”, “Favolacce” e “America Latina”).

La vicenda, interamente ambientata in una palestra scolastica di una generica periferia, vede al centro della narrazione quattro genitori e una preside; i primi sono stati convocati dalla seconda con urgenza per un incontro riservato e importante. Nel corso della discussione, la preside rivela un avvenimento atroce che coinvolge i figli dei presenti: i ragazzi sono accusati di aver stuprato una loro compagna di scuola. Questa rivelazione sconvolge i genitori, i quali inizialmente tentano di assolvere i loro figli per poi passare, una volta scoperta l’evidenza dei fatti, a colpevolizzare in primis la vittima e in secondo luogo la preside. Col procedere del tempo la maschera da buon borghese che i personaggi indossano cade e il loro atteggiamento sempre più violento e irragionevole conduce la storia al suo tragico finale.

La messa in scena e la regia, anche per ammissione dello stesso regista, mostrano sin da subito un evidente debito nei confronti di “Carnage” di Roman Polanski. Tuttavia, malgrado l’intenzione e l’ispirazione, il risultato finale ottenuto da Cipani è lontanissimo da quello ottenuto dal regista naturalizzato francese.

Innanzitutto, va purtroppo esplicitata la mancanza di capacità del regista di restituire una dimensione spaziale coerente dell’ambientazione. La palestra risulta agli occhi dello spettatore illeggibile a causa di inquadrature disorientanti e delineamenti di campo davvero troppo confusi. Tale difetto si sarebbe potuto trasformare in un punto a favore se solo il regista avesse optato per una messa in scena surreale o espressionista. Invece, nonostante alcuni elementi inseriti procedano nella direzione dello straniamento volontario, la maggior parte della pellicola viene inscenata in modo tradizionale seguendo criteri di verosimiglianza (cosa che di fatto rende ancor meno digeribile la vaghezza della dimensione spaziale e l’inserimento sporadico di elementi del tutto slegati dal contesto generale).

Occorre sottolineare anche la persistenza dell’anima teatrale nella regia della pellicola. Più volte nel corso del film si ha la sensazione di posizioni e azioni innaturali che i protagonisti prendono o compiono. In molti campi totali, ad esempio, i personaggi si pongono tutti su un’unica linea orizzontale immaginaria con l’unico e purtroppo evidente scopo di apparire in scena contemporaneamente.

Tornando a Polanski, per fare un esempio concreto, in “Carnage”, anch’esso tratto da una pièce, l’opera perde la sua teatralità per acquisire un’impronta cinematografica concreta e ben decifrabile attraverso l’uso ponderato di un’alternanza tra dettagli, primi piani, campi totali e movimenti di macchina precisi che aiutano lo spettatore a seguire la vicenda. In “Educazione Fisica” invece, tutto viene inserito in maniera confusionaria e scriteriata.

La sceneggiatura, pur avendo in sé degli elementi interessanti, non decolla mai: la vicenda non riesce ad avere mordente sul pubblico, i personaggi sono piatti e i fatti che avvengono nella palestra sono tutto meno che credibili.

Inoltre, la rappresentazione di un’umanità disumanizzata, tanto cara ai fratelli D’Innocenzo, risulta in quest’opera piuttosto banale: l’evoluzione dei personaggi non è affatto coerente, e questi ultimi si contraddicono anche a distanza di poche inquadrature. Inoltre, è davvero inspiegabile la presenza di un certo tipo di comicità, presente dall’inizio alla fine, in un film del genere.

Il cast, composto da nomi altisonanti nel panorama cinematografico nazionale, tra cui Claudio Santamaria, non è in grado di trainare il film.

Oltre alla scrittura, che, come detto, penalizza le interpretazioni, va fatto notare che tutti gli attori, nessuno escluso, risulta eccessivo e sovrabbondante (forse, di nuovo, a causa del mancato processo di “cinematizzazione” del materiale di partenza).

In conclusione “Educazione Fisica” è un film che, suo malgrado, fallisce sotto tutti i punti di vista e che crolla a causa di un’apparente complessità che invero nasconde una estrema banalizzazione di tutto ciò che lo compone: siano essi elementi tecnici o narrativi.

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