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Asteroid city, gioia per gli occhi e per il cuore

Asteroid city, gioia per gli occhi e per il cuore

Previsto inizialmente nelle sale italiane il 14 settembre e, in seguito, posticipato al 28 dello stesso mese, Asteroid City segna il ritorno al cinema del celebre regista statunitense Wes Anderson dopo The French Dispatch.

Il film, ambientato nel 1955 in una sperduta cittadina americana al centro del deserto, Asteroid City per l’appunto, narra la storia delle conseguenze di un incontro ravvicinato tra un essere alieno e un gruppo eterogeneo di persone, presente in città per i motivi più disparati. La loro forzata permanenza e convivenza, causata dal volere di un decreto del presidente degli Stati Uniti, è il pretesto grazie al quale il regista mette in scena una storia fatta di apparente calma e tranquillità, ma che in realtà nasconde un profondo senso di stasi, inquietudine e incapacità di reagire agli eventi che la vita pone d’innanzi ai protagonisti (o meglio, ad alcuni di loro).

Sono diversi gli elementi che caratterizzano il film di Anderson: in primo luogo, la narrazione. Essa si divide in tre linee. La prima, quella più neutra, mette al centro il narratore, che si “limita” a raccontare e spiegare alcune parti nella storia mostrata. La seconda, rappresenta il piano della “realtà”. In bianco e nero e in quattro terzi, viene mostrata la nascita e la messa in scena dell’opera teatrale “Asteroid City”: la finzione della storia mostrata, infatti, viene esplicitata nei primi minuti del film da parte del narratore. Durante il film, nelle sequenze appartenenti a questa linea narrativa saranno raccontate le disavventure e i pensieri dell’autore, del regista e degli attori che danno vita alla rappresentazione. Infine, c’è la linea legata alla storia principale, quella dell’incontro ravvicinato, fotografata con una splendida palette con colori pastello e incorniciata da una meravigliosa quanto irrealistica scenografia.

Un altro elemento che caratterizza il film è l’opposizione netta tra i ragazzi e gli adulti. I primi, oltre ad avere uno sguardo sempre tendente al futuro, sembrano i soli a reagire a ciò che vivono: sono loro a voler parlare dell’alieno (non a caso il primo che alza lo sguardo durante lo sbarco della navicella è proprio un ragazzo), sono loro in un certo senso ad obbligare gli adulti a ricentrare il loro sguardo e sono loro ad accorgersi e a reagire ai vari cambiamenti.

Gli adulti, al contrario, vengono caratterizzati come totalmente incapaci di andare avanti: i protagonisti non riescono a superare lutti, a non rassegnarsi ad un destino opprimente o, più semplicemente, a adattare l’insegnamento dell’astronomia al nuovo sconvolgente avvenimento.

Inoltre, il tutto accade in un luogo completamente surreale: il centro del deserto, che resta sempre uguale a sé stesso, dove a far da sfondo alle vicende c’è lo stesso inseguimento tra la stessa macchina di banditi e la stessa macchina della polizia che si ripete giornalmente. Persino le costruzioni non hanno data di conclusione; in questo modo, un cavalcavia completato per metà è l’ennesimo rimando ad un’incapacità di giungere ad una conclusione. Tutti gli adulti (fatta eccezione forse solo per la scienziata) sembrano personaggi beckettiani.

Un ulteriore fattore caratterizzante, stavolta tipico del cinema di Anderson, è la messa in scena. L’estremo rigore prospettico, l’organizzazione dello spazio scenico, la composizione dell’inquadratura e il particolare utilizzo delle musiche, si pongono in netta continuità con l’intera filmografia del regista statunitense. Inoltre, a mio avviso, con Asteroid City Anderson torna a far centro anche con la trama e con la sua narrazione: queste ultime, seppur non originali né narrativamente né nelle scelte visive, segnano un nuovo inizio dopo il mezzo passo falso compiuto con The French Dispatch, schiavo di un manierismo estremo e totalizzante.

Un’ulteriore nota di merito va al grandioso cast: Bryan Cranston, Edward Norton, Adrien Brody, Maya Hawke, Margot Robbie, Willem Dafoe, Matt Dillon, Tilda Swinton, Tom Hanks ecc. interpretano in maniera ottima i loro personaggi, ma su tutti svettano i protagonisti Jason Schwartzman e soprattutto Scarlett Johansson (davvero in gran spolvero in una prova che può anche essere considerata un omaggio all’icona del cinema Marilyn Monroe)

Asteroid City è una gioia per gli occhi e una gradevolissima storia per il cuore che merita il piacere della visione in sala.

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